Vorrei iniziare il primo "appunto" di questo mio quaderno parlando di un libro che tanto mi ha dato e tanto continua a darmi, lettura dopo lettura. Ventotto anni sono passati da quando Luigi Ghirri tenne le sue lezioni sulla fotografia all’Università del Progetto di Reggio Emilia (tra il gennaio 1989 e il giugno 1990). Il volume, edito da Quodlibet e curato da Giulio Bizzarri e Paolo Barbaro, raccoglie le registrazioni delle lezioni, trascrivendole fedelmente in ordine cronologico e accompagnandole dalle stesse foto mostrate agli studenti. L’intento iniziale di Ghirri è quello di analizzare “il nuovo modo di agire di una figura storica, quella del fotografo”, e soffermarsi sull’interdisciplinarietà della materia, ricorrendo anche a episodi della sua personale carriera.
“Oggi qualsiasi fotografia, pezzo musicale, videoclip, film, pubblicità, opera letteraria, cinematografica o artistica, quindi anche pittorica e scultorea, interagisce inevitabilmente con altri linguaggi, nel senso che, più o meno consapevolmente, l’artista o il produttore di questo oggetto ne viene sempre in qualche modo influenzato”.
La lettura si rende piacevole già dalle prime righe e il tono colloquiale dei discorsi aiuta a sentirsi coinvolti nelle lezioni, come se si fosse seduti in quella stessa aula con gli altri allievi. Ciò che viene fuori da queste pagine è l’essenza del pensiero di Ghirri, l’interesse per l’atto stesso del guardare e del fotografare che si traduce in immagini di interni, di architetture, di soggetti visti attraverso vetri smerigliati, riflessi, nei paesaggi di periferia.
Luigi Ghirri, Versailles, 1985
La fotografia “rappresenta uno spazio di osservazione della realtà, o di un analogo della realtà (la fotografia è sempre un analogo della realtà), che ci permette ancora di vedere le cose”.
Gli argomenti oggetto di discussione prescindono, a mio avviso, dall’epoca in cui sono stati affrontati. Se è vero che in parte l’autore parla del mezzo fotografico in quanto tale, scendendo in tecnicismi, il corpo centrale del volume è costituito dalla rappresentazione visiva nei suoi molteplici aspetti. Soglia, trasparenza, misurazioni, bordi sono concetti su cui Ghirri consiglia agli allievi di porre particolare attenzione.
“La parola soglia non significa soltanto la linea di passaggio tra la strada e l’interno della casa, ma viene utilizzata anche in senso metaforico, per indicare un confine tra l’interno, quello che pensiamo, quello che vediamo, quello che possiamo vedere, quello che dobbiamo vedere e quello che invece vediamo nella realtà e che determina un’osservazione comune, cioè tra il nostro interno e l’osservazione del mondo.”
“Credo che la fotografia consista essenzialmente in un’operazione di cancellazione del mondo esterno.”
L’ultimo capitolo, “Immagini per musica” è quello che più mi ha incuriosito, forse perchè inaspettato. Qui Ghirri parla della sua attività fotografica per etichettte, case discografiche e autori italiani e stranieri: sue le copertine di dischi di Dalla, Morandi, CCCP, Luca Carboni e numerosi album di musica classica prodotti da RCA Italia.
In conclusione ritengo che sia il libro di partenza col quale l’appassionato, il neofita, il curioso debba arricchire la sua personale biblioteca fotografica, a prescindere dal genere prediletto.
INDICE DEL LIBRO
Una passione anche un po’ dilettantesca [27 gennaio 1989, prima parte]
Dimenticare se stessi [27 gennaio 1989, seconda parte]
Ricerche [3 febbraio 1989, prima parte]
Macchine [3 febbraio 1989, seconda parte]
Esercitazione [9 febbraio 1989]
Esposizione [17 febbraio 1989, prima parte]
“Non è venuta come vedevo” [17 febbraio 1989, seconda parte]
Storia [20 aprile 1989]
Trasparenza [20 febbraio 1989]
Soglia [19 gennaio 1990, prima parte]
Inquadrature naturali [19 gennaio 1990, seconda parte]
Luce, inquadratura e cancellazione del mondo esterno [8 febbraio 1990]
Immagini per musica [4 giugno 1990]
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