L'ORDINARIO

Quaderno di appunti fotografici

Sangue Bianco - Marta Viola

Sangue Bianco - Marta Viola

22 Febbraio 2018

“Andiamo avanti, lui ha accettato. E’ un lui. E ha detto sì. Mi è sembrato che il sole scaldasse ancora di più.”

Siamo a novembre del 2016 e con questa notizia si è rafforzata in Marta la speranza. Il lui di cui si parla è il donatore che ha permesso che il 13 dicembre, il così detto “giorno 0”, avvenisse il trapianto di midollo osseo che ha ridato a Marta nuovo vigore e la forza di poter affermare “Il mio tempo è appena iniziato”.

Si, perché ritrovarsi d’improvviso, a ridosso dei 30 anni, su un letto d’ospedale e sentirsi dire di avere la leucemia, farebbe crollare il mondo addosso a chiunque. Ma certe situazioni possono pure tirar fuori il coraggio e la forza che forse si crede di non avere. Essere costretti per mesi in un “rettangolo di cemento” porta a fare i conti e i resoconti sulla propria vita. Ti porta a sostituire la disperazione con la determinazione, come afferma Marta, ad accettare di aver paura, ad accogliere il sostegno degli altri, ad approfittare delle notti insonni per riflettere. “La malattia è stata come quando qualcuno ti prende per un orecchio e ti trascina per mostrarti cosa hai combinato, perché evidentemente non ne sei consapevole”.

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Raccontare di una malattia, una grave malattia, non è cosa semplice. Raccontare di una grave malattia vissuta in prima persona lo è ancor meno. Raccontare di una grave malattia vissuta in prima persona tramite carta, penna e fotocamera diventa molto complesso. Marta è però riuscita, a mio avviso, nel suo intento. Lo fa in maniera diretta, schietta, a tratti aspra, sia nel testo che nelle immagini. Immagini che, seppur trasparenti, accompagnano la narrazione testuale con una poetica delicata.

“Ho iniziato a fotografare perché volevo ricordarmi di quello che c’era. L’isolamento totale dalle persone, dalle cose, dall’ambiente, dalla vita…da tutto. E’ stata una lotta.”

Luglio 2016 - Aprile 2017. Questo l’arco temporale che vede Marta protagonista di un’esperienza intensa, colma di paure, ansie, progetti, difficili da comprendere per chi non direttamente coinvolto.

Dalla scoperta del suo sangue bianco durante un soggiorno a Positano, al periodo di convalescenza post trapianto, dalla camera vista Vesuvio a quella di isolamento di tre metri per tre di Pescara, dalle chiacchere coi compagni di stanza e gli infermieri a quelle fatte tramite citofono coi propri cari.

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Marta chiude il libro con una dedica al proprio compagno, e lo fa riferendosi a lui in maniera diretta. Parole che racchiudono, a parer mio, il senso dell’intero racconto. La tenerezza di un amore, il desiderio di contatto tra una giovane donna e un giovane uomo che devono fare i conti con la realtà di una “amica mascherina”, presenza costante nel loro rapporto, e gli sguardi della gente a cui si è ormai indifferenti.

“Nella confusione un’altra voce si fa forza: coraggio, piano piano vincerai”.

Nel libro è presente una piccola selezione delle 200 fotografie che compongono il progetto. Qui il link diretto al sito personale dell'autrice www.martaviola.com.

Qui invece il link della casa editrice in cui è possibile acquistarlo www.seipersei.com